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mercoledì 17 novembre 2010

Buoni motivi per adorare Mussolini parte 2

Come già detto nel vecchio post, sono in molti che hanno idee sbagliate sul nostro Duce. Ma come ribadito 
dal piacevolissimo sito Pontifex, il fascismo può sicuramente non avere convinto tutti. Tuttavia le camicie nere che marciano su Roma sono uno spettacolo molto meno deprimente di qualsivoglia talent show che abbia tra i suoi giudici Anna Tatangelo e le sue sopracciglia sagomate.
E così entriamo in campo io armata di tastiera, beauty case Naj Oleari e busto del Duce appena lucidato a suon di Smac Brillacciaio e naturalmente la mia Brunetta preferita. No Renato, anche se la tua statura mi indurrebbe ad essere ottimista sulle tue doti, non è di te che parlo. Io parlo del mio eroe solitario, Bruno Volpe! Egli infatti più e più e volte si è scagliato contro le maldicenze e il fango gettato addosso al Ventennio (anche se il vezzeggiativo Italietta è adorabile) con magnifici post come questo, dimostrando in maniera assolutamente logica e coerente che oltre a spiacevoli inconvenienti come la Seconda Guerra Mondiale, le leggi razziali, l'uccisione sistematica degli avversari politici, la Repubblica di Salò, la distruzione di una nazione, ci sono stati anche degli aspetti positivi del fascismo che io mi incarico di mettere finalmente in luce. 
Nel precedente capitolo abbiamo fatto un ardito viaggio nel mondo della focosità della calvizie maschile da Benito così splendidamente incarnata, questa volta invece faremo un appassionante esplorazione nel mondo dell'outfit nazifascista. Perché una cosa è da dire: Hitler e Mussolini avranno perso la Guerra, ma ripensandoci la guerra dello stile era in mano loro fin dai primi mortaretti lanciati in Polonia nel 1939. Partiamo quindi ad analizzare l'elemento più classico dell'outfit fascista: la camicia nera.


"Modello numero 7: Giuditta!"


Passando al nero anche per sottolineare la totale aderenza alla scelta del colore, è grazie al fascismo che viene infatti lanciata l'idea con successo sulle passerelle e i colpi di stato di tutto il mondo di colorare la camicia di nero. La scelta del nero è azzeccatissima per svecchiare questo indumento. Il nero sfina, si abbina con tutto, è sempre segno di eleganza, non passa mai di moda. Insomma si può dire tutto dei fascisti, ma non che abbiano distrutto abbiano governato l'Italia vestiti male.


Un fashion fascist

Soffermandoci poi al compagno di merende di Mussolini, Adolf Hitler, bisogna riconoscere che, in quanto studente d'arte trombato, egli sia non a caso riuscito a riprendere le idee di stile di Benito, ampliando e declinando anche ad altri ambiti le innovazioni stilistiche dello statista italiano. Innanzitutto viene ripreso il saluto fascista, che, come affermato da quel fondamentale personaggio per la storia dell'umanità che va al nome di Assunta Almirante, era una maniera simpaticamente cameratesca di controllare se si aveva l'ascella pezzata. 

Altolà sudore!


Maria de Filippi fa il saluto romano

Ma è nelle divise che i nazisti raggiungono l'apice del glamour. 



Il colletto e la cintura nera si sposano perfettamente con la casacca di fustagno color grigio ferro, che rende la figura maschile impettita e autorevole, senza troppi fronzoli. La divisa infatti è minimale, ma elegante, perché come dice Lina Sotis, l'eleganza è semplicità. 


Infine il trench indossato solitamente dagli alti papaveri nazisti è la ciliegina sulla torta di quello che è reputato dai poteri occulti di tutto il mondo come l'esercito meglio vestito di sempre, distanziando di molto i menscevichi russi e gli ufficiali babilonesi, rispettivamente secondi e terzi. Chi non accetterebbe di scavarsi da solo la fossa prima di essere fucilato, se ad ordinarglielo fosse un uomo così azzimato? 
A guardare poi le decorazioni dei berretti delle SS, si capisce ancora di più come Adolf Hitler avesse la stoffa dell'anticipatore di mode e tendenze. Infatti non solo capì prima di tutti che ai tedeschi stava sonoramente sulle palle la Repubblica di Weimar e pensò di farne mille coriandoli appena salito al potere, ma lanciò anche la moda dei teschietti come decorazione dell'outfit, anticipando di svariati decenni il conformismo di orde fameliche di bimbipene. Osservate per credere:





Purtroppo Tuttavia la guerra fu vinta dai partigiani, ai quali si deve l'onore delle armi. Però bisogna anche ricordare che fu anche grazie alle loro strambe divise che vinsero. Infatti, male armati e numericamente inferiori rispetto a repubblichini e ai nazisti, dovettero ingegnarsi con mezzi propri. Così escogitarono di andare a combattere coperti di lustrini e strass in modo da accecare il nemico in battaglia e approfittare del vantaggio. Inoltre le loro divise consistevano in pantaloni a zampa, colori sgargianti e modelli stravaganti in modo da provocare irrefrenabili conati di vomito al nemico e impedirgli di sparare.

Una banda di partigiani in una foto dell'epoca

E dunque, ora che sapete queste cose, da che parte state? Alla prossima!

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